Il mio nome è MAIPIU’

“Io non lo so chi c’ha ragione e chi no, se è una questione di etnia, di economia, oppure solo pazzia: difficile saperlo. Quello che so è che non è fantasia e che nessuno c’ha ragione e così sia…c’era una volta la mia vita, c’era una volta la mia casa, c’era una volta e voglio che sia ancora”.

Iniziava così la canzone di Ligabue, Jovanotti e Piero Pelù nel 2000, circa 22 anni fa , che voleva rappresentare un grido contro la guerra, contro la distruzione delle vite umane, della normalità e dell’innocenza.

Sono passati tanti anni, ma nonostante in tanti abbiamo detto tante volte mai più, la storia continua a ripetersi con i suoi orrori e disastri.

Come associazione ripudiamo ogni forma di violenza, ci auguriamo l’affermazione dei diritti umani, della democrazia, della pace.

Dobbiamo tuttavia prendere coscienza di un fatto: la guerra fa parte dell’aggressività umana e ne rappresenta uno dei lati più oscuri, perché cancella la vita in qualsiasi forma e segna per sempre le vite di coloro che la subiscono.

Celeberrima è la lettera che scrisse Einstein a Freud, nella quale, il famoso scienziato poneva al padre della psicanalisi, una delle domande più difficili di tutti i tempi: “Perchè esiste la guerra?”.

La risposta non era facile e fu molto articolata in modo da essere più esaustiva possibile. In sintesi, Freud rispondeva dicendo che l’istinto di conservazione e l’odio fanno parte della natura aggressiva dell’uomo e che esso si contrappone all’Eros, l’altra forza pulsionale che caratterizza e direziona l’uomo in una direzione diametralmente opposta. Essendo l’uomo uno tra i tanti animali presenti sulla terra, proprio come essi, con la violenza venivano decisi i conflitti di interesse nati in seno ai gruppi sociali.

Tuttavia Freud oltre ad essere molto realista era anche positivo: esprimeva più volte la possibilità di prevenire o eliminare la guerra ed arrivò a queste conclusioni offrendo due possibili soluzioni.

Riguardo la prevenzione della stessa, egli riteneva che soltanto quando gli uomini saranno in grado di costruire unità sovranazionali alle quali delegare il ruolo della decisione dei propri conflitti, come se fossero dei “giudici” tra gli stati, sarebbe stata possibile la cessazione della guerra e dei conflitti, in quanto la forza e violenza del diritto si sarebbe imposta sullo strapotere dei singoli.

Tuttavia costruire un’autorità centrale alla quale vengano deferiti tutti i poteri per la risoluzione dei conflitti di interesse tra gli Stati e mantenerla in vita nel corso del tempo, non è un’opera facile (basti considerare già oggi quanto è difficile mantenere l’Unione Europea, spesso vittima dell’ euroscetticismo dilagante, ma attrice e protagonista del più grande periodo di pace in Europa che la storia europea ricordi). Freud ai tempi si riferiva al possibile ruolo che avrebbe potuto assumere la Società delle Nazioni.

La seconda soluzione doveva orientare gli Stati ad investire in un cosiddetto processo di civilizzazione degli esseri umani, poiché l’uomo civile è pacifista e ripudia la guerra costituzionalmente. Ciò vuol dire investire in cultura ed istruzione.

La Guerra in Ucraina

Proprio come allora, oggi più che mai, visto lo scoppio della guerra in Ucraina, ritorna forte la domanda sul perché della guerra e la riflessione mi porta a pensare a due tematiche, secondo me rilevanti:

  • Il fenomeno dell’appoggio alla dittatura ed il sostegno alle fake news (che non sarà affrontato in maniera articolata in questo articolo, ma si rimanda ad alcuni link di approfondimento trattati dall’Istuto Beck, Le Scienze,Focus, Superquark, Umerto Eco).
  • Il riaccendersi di un conflitto antico come il mondo: la voglia di libertà e democrazia da un lato e la voglia di imporsi con il pensiero del singolo sopra tutti.

La seconda richiama alla mente le storiche guerre persiane, combattute da Sparta ed Atene (che rappresentavano in passato la cività c.d. occidentale) per difendere la democrazia contro le invasioni dei re persiani, monarchi dal potere illimitato, che volevano imporre il loro dominio sul mondo greco.

La questione, storicamente rilevante si fa attuale: da un lato uno Stato che reclama autonomia, possibilità di decisione ed indipendenza, dall’altro la voglia di imporre e controllare, senza considerare le possibilità di autodeterminazione e di scelta dei singoli.

Su questo si intreccia la via pacifista, invocata da alcuni, ovvero sostenere i rifugiuati e la causa senza inviare armi od intervenire.

Questa idea sembra essere difficile da seguire, in quanto è impossibile difendersi da un aggressore senza usare altrettanta violenza, purtroppo la storia ce lo insegna e senza andare troppo indietro, basti pesnare alla liberazione dal fascismo e dal nazismo e come questa sia avvenuta.

In molti continuano ad interrogarsi sul ruolo della NATO e degli Stati Uniti su tutto questo e se questa sia soltanto una grande macchinazione per espandere le proprie aree di influenza. Rispondo come la canzone che citavo all’inizio: “Forse si, forse no è difficile saperlo”.

Tuttavia credo che la questione vada posta in un’altra ottica, ovvero indipendentemente dal ruolo e dalle influenze che ognuno può esercitare sugli altri e che ovviamente ci sono, abbiamo una popolazione che è in grado di decidere, valutare e scegliere da sola il modello socio economico che preferisce e che dovrebbe essere libera di farlo, poiché tale popolazione ha già vissuto il modello sovietico per tanto tempo e probabilmente adesso è davvero stanca di seguirlo, vista l’assenza di sviluppo economico, senza poter dire l’ultima parola.

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