Un’autobiografia per combattere i pregiudizi. Intervista a Maria Rosaria Ricci

Il 13 febbraio, dopo che i ministri hanno giurato fedeltà alla Repubblica, è nato ufficialmente il 67esimo Governo della Repubblica italiana.
L’Esecutivo guidato dall’ex Governatore della Banca Centrale europea, Mario Draghi, avrà l’importante compito di impiegare i 209 miliardi provenienti dall’Ue, per risollevare l’economia italiana, fortemente colpita della diffusione della pandemia.

Tra gli elementi di spicco del Governo Draghi vi è sicuramente la re- introduzione del  Ministero per le disabilità, che figurava già nel primo Governo Conte,  per volere del leader della Lega Matteo Salvini.

La scelta di istituire un Ministero che si occupi di disabilità è stata criticata dal consigliere della Regione Toscana Iacopo Melio, il quale da anni lotta per garantire pari opportunità alle persone con disabilità.

Su questa questione abbiamo voluto fare un’intervista a Maria Rosaria Ricci, un’ autrice campana, impegnata nel sociale, che ogni giorno prova a decostruire gli stereotipi legati alla disabilità.

La Ricci ha rilasciato a Pro-Re-Active un’intervista a tutto campo che certamente aiuterà a guardare da una prospettiva diversa la scrittura e le condizioni di svantaggio.
Ve la proponiamo in versione integrale.

Mi dici tre aggettivi che ti descrivono?
Altruista. Semplice. Leale.

Tu sei Autrice di un romanzo  intitolato: “Abilmente. Il coraggio di non arrendersi”. Cosa ti ha spinto a pubblicare il libro?

L’idea di scrivere un libro è nata da un periodo particolare. Un periodo di intensa solitudine, superata grazie a intensi pomeriggi di lettura. 

Ricordo che in quel periodo, la lettura di un libro era per me una vera è propria compagnia. Diversa dalle solite, come guardare la TV o trascorrere del tempo a  oziare.

Leggere generi diversi tra romanzi, narrativa e storie vere, ha suscitato in me la necessità di raccontarmi attraverso la scrittura di un libro autobiografico.  Superando con essa  anche difficoltà di linguaggio legate alla mia condizione di disabilità. Ho sempre pensato che ad ogni limitazione ci sia un mezzo per superarla; la scrittura per me è uno dei tanti.

Nel libro racconti molti episodi della tua vita, sia negativi che positivi. Perché è importante raccontarsi?

Beh, forse oggi più di ieri, il racconto visto da diverse sfaccettature, è di notevole importanza.  Ritengo che il  racconto in sé,  abbia l’immensa  capacità di trasmettere valori partendo dagli esempi.

Ho puntato sul questa visione in alcuni dei miei capitoli come la scalata del Tibet, o la lavata di faccia, al fine  di trasmettere che nulla va dato per scontato. Gesti semplici come “bere” “vestirsi” ; o andare in “bagno” senza dover dipendere da altri, devono renderci tutti più consapevoli.

Approcciandoci alla vita con leggerezza e bellezza.

Nel tuo romanzo trovano spazio valori come l’amicizia, la solidarietà e l’autonomia (autodeterminazione). Quali tra questi valori credi sia più facile da trasmettere?

 L’amicizia. È stato il sentimento che mi ha fatto rinascere e crescere in un modo affascinante. 

L’ amicizia vera ha la capacità di smuovere montagne, anche quelle che avverti dentro di te,  esternate e condivise ad un amico, ti donano la consapevolezza di relazionarti ad altri con  occhi diversi.

Stupidamente siamo abituati a pensare  che persone con abilità diverse, sono nate per essere considerati dagli altri oggetti, e non soggetti.

Le  diverse esperienze di vita, negative o positive mi hanno reso consapevole che, così non è.

Uno dei miei tanti motti è  “chi può deve dare”.

Non serve a nulla reprimersi  dentro  le difficoltà, al fine di non esternare le proprie capacità. È una visione obsoleta, che sa di ipocrisia,  che non abbatte di  certo l’aumento di tanti pregiudizi.

Nel libro denunci episodi di discriminazione nei tuoi confronti, soprattutto in classe. Partendo da questa considerazione, ti chiedo quali caratteristiche dovrebbe avere una Scuola inclusiva?

Fornire a tutti e a ciascuno parità di istruzione.

Purtroppo a distanza di anni, come cito anche in alcuni dei miei capitoli del libro, non è stato ahimè così. L’intero corpo docente per tutto il mio percorso scolastico ha privilegiato tantissimo l’inclusione, trascurando tantissimo il livello dello sviluppo delle mie capacità.

Non hanno mai pensato,  a cosa realmente potessi fare una volta terminati gli studi. Indicandomi un percorso del tutto sbagliato, che, creò un grosso  disagio non solo a me, ma anche ai miei genitori.

Tante volte vorrei tornare indietro nel tempo, per potermi relazionare a esso, con l’informazione e l’innovazione tecnologica di oggi. Dando una sterzata decisiva a quelle scelte che costruiscono tutt’oggi l’amara consapevolezza di avere scelto un percorso scolastico non idoneo alle mie potenzialità e capacità.

Cosa farò da grande, è un interrogativo che in diverse occasioni mi ritorna. La risposta ancora non la conosco…. ma so che se la scuola ha l’onere di  crescita e formazione di ogni singolo studente, a maggior ragione è chiamata a farlo con persone che al pari con gli altri, presentano particolari esigenze.

Poiché se affermiamo che i giovani studenti sono e saranno il nostro futuro…. beh, allora consideriamo che in quel futuro ci sono anche studenti e studentesse con diverse abilità .

Ha fatto discutere la riformulazione dei PEI, ad opera del DL 182/2020. Ora si prevede l’esonero da alcune discipline di studio e l’apertura di spazi laboratoriali riservati, che sembrano riprodurre le c.d. “classi differenziali”, da te biasimate nel libro. Che idea ti sei fatta su questa posizione del Legislatore?

Credo che il PEI nei suoi diversi articoli ci fornisce solo grandi e belle definizioni, fornendo grandi nozioni.

Nozioni discostanti di molto dalla realtà, emerse ancor di più con il propagarsi del Covid-19,che ha esternato maggiormente le criticità relazionate alla esigenze di studenti con bisogni diversi

La verità è che della legge 118/71 in cui si avviava il primo parziale inserimento degli alunni con disabilità nelle classi “normali” ad oggi poco è cambiato. Restavano e esclusi coloro che sono “affetti da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tale gravità da impedire o rendere molto difficoltoso l’apprendimento o l’inserimento nelle predette classi normali”. Era ancora serpeggiante l’idea della “non possibilità” di apprendere e della non inclusione di alcuni. Oggi diremmo che quel passaggio, all’epoca innovativo, si proponeva come discriminante. E mai avremmo pensato di ritrovarci in una situazione analoga. Ma è esattamente ciò che succede oggi, nel 2021, cinquant’anni dopo.

Tu sei particolarmente sensibile verso il tema della disabilità. Qual è il termine più adatto per descrivere un soggetto con disabilità?

Gli possiamo attribuire miliardi di nomi, ma se l’ideologia culturale non muta, niente cambia.

Io sono Maria Rosaria Ricci,  e sono una Persona con abilità diverse al Pari della normalità.

Cosa pensi della recente re- introduzione del Ministero delle disabilità?

Non la ritengo del tutto negativa, potrebbe tracciare un percorso di cambiamento generale.

Una svolta definitiva di tante problematiche che ruotano intorno a bisogni di persone con abilità diverse.

Mi auguro di cuore che il ministro  adotti  una politica che parte dal basso, capace di coinvolgere organismi territoriali regionali e provinciali. Portando avanti istanze risolutive per l’attuazione di molteplici leggi carenti.

Grazie da tutto il team di Pro-re-active, cara Maria Rosaria, per il tuo contributo e per la tua testimonianza che ci portano a parlare in maniera seria di diritti, di lotte e di resistenza!

Maria Rosaria

5 Replies to “Un’autobiografia per combattere i pregiudizi. Intervista a Maria Rosaria Ricci

  1. Maria Rosaria Ricci rivela una passione straordinaria per la bellezza della vita e dei grandi valori che ne tessono la trama e la sorreggono. Con tenacia e impegno perseverante, con la pazienza del ragno, sa custodire nel cuore i sogni che nascono dall’apertura e dall’amore e i molteplici interessi verso il mondo e gli altri, a piccoli passi, li porta a realizzazione. È un esempio e nello stesso tempo una risorsa per la comunità civile e per quanti la conoscono.

  2. Conosco Maria Rosaria Ricci e posso dire che la sua tenacia fa invidia a tanti. Quando inizia una lotta non c’è modo di fermarla.
    Ha tutta la mia ammirazione.

  3. È stato un grande piacere leggere questa intervista a Maria Rosaria Ricci di cui avevo già apprezzato con il suo libro autobiografico”Abilmente. Il coraggio di non arrendersi” l’amore per la vita e la sensibilità particolare dei cosiddetti”diversamente abili”. La sua forte tempra e la perseveranza con cui ha affrontato i suoi problemi ci mostrano una persona speciale di cui non si può che ammirare la volontà di vivere una vita normale,intensa di amore come esempio per molti “normalmente dodati”.

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