Cos’è lo Sviluppo Sostenibile?

Sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile è una nuova forma di sviluppo economico, che riguarda tre dimensioni:
– economica
– ambientale
– sociale

Queste tre dimensioni devono integrarsi tra di loro per raggiungere l’equilibrio.

Lo sviluppo sostenibile nell’Agenda 2030

Con l’adozione dell’Agenda 2030, non solo si è espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità
dell’attuale modello di sviluppo, ma si è anche superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale. Le tre dimensioni sopracitate si integrano, all’interno dell’Agenda unendosi con l’approccio delle 5P: People, Planet, Prosperity, Peace, Partnership che costituiscono le macro-aree per raggiungere gli obiettivi principali che sono 17.

Le 5 “P” dello sviluppo sostenibile


People: eliminare la povertà e la fame, assicurando a tutti gli esseri umani dignità, equità ed un ambiente sano.

Planet: proteggere il pianeta dal degrado ambientale, promuovendo modelli di consumo
sostenibili, in grado di gestire le risorse naturali e di incidere positivamente sul cambiamento
climatico, in modo da non danneggiare le generazioni future.

Prosperity: ricercare un’esistenza soddisfacente per tutti gli esseri umani, facendo crescere il
progresso economico sociale e tecnologico in armonia con la natura.

Peace: non può esserci sviluppo sostenibile senza pace, non può esistere una società giusta ed inclusiva senza pace.

Partnership: bisogna incrementare uno spirito di solidarietà globale, focalizzata sui bisogni dei più poveri, con la partecipazione attiva di tutti i paesi coinvolti.
Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile sono 17 e riguardano tutte le dimensioni della vita umana e del pianeta, dalla lotta ogni forma di povertà, al miglioramento della salute e dell’educazione, alla promozione di un’agricoltura sostenibile nel rispetto dell’ecosistema del pianeta Terra.


Un po’ di storia


Il concetto di sviluppo sostenibile non è “un’invenzione” recente, ma il completamento di un lunghissimo procedimento negoziale iniziato nel 1987, con il Rapporto Brundland (conosciuto anche come “Our Common Future”): un documento pubblicato dalla Commissione Mondiale Sull’ambiente e lo Sviluppo (WCED in inglese) in cui, per la prima volta, viene introdotto il concetto in esame.


L’espressione viene coniata dalla coordinatrice Gro Harlem Brundtland, che in quell’anno fu presidente del WCED e che commissionò il rapporto che prese il suo nome. In esso si legge che lo sviluppo sostenibile è

«Lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri». 


La Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development), tenuta a Rio de Janeiro nel 1992, consolida il principio dello sviluppo sostenibile, pochè viene inserito negli atti prodotti dal Vertice, ossia:
– la Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo;
l’Agenda 21;
– la Dichiarazione sulla gestione, la conservazione e lo sviluppo sostenibile delle foreste.
La nozione di sviluppo sostenibile è accolta anche nei Trattati ambientali aperti alla firma a Rio,
ovvero: la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, entrata in vigore nel 1994, e la
Convenzione sulla diversità biologica, entrata in vigore nel 1993.

Più in particolare, l’art. 2 della Convenzione sulla biodiversità contiene la nozione di sostenibilità e definisce “sostenibile” l’uso delle risorse biologiche secondo modalità e a un ritmo che non ne comportino una riduzione a lungo termine e che preservino le capacità di soddisfare le esigenze delle generazioni presenti e future.

GLI ULTIMI STEP


A partire dall’UNCED, lo sviluppo sostenibile si consolida quale principio di diritto internazionale e contribuisce all’evoluzione del diritto internazionale in materia ambientale, mediante la conclusione di trattati ambientali globali e di numerosi accordi di carattere regionale.

Nell’ambito dell’Unione europea, poi, lo sviluppo sostenibile è posto a fondamento delle azioni e delle politiche dell’Unione in materia ambientale.


Nel 2000, su proposta del Segretario dell’Assemblea generale Kofi Annan, durante il summit del millennio, tenutosi a settembre del 2000, si adottano per un quindicennio 2000-2015 gli obiettivi di sviluppo del millennio, che rafforzano l’azione di aiuto verso i Paesi in via di sviluppo da parte di quelli più sviluppati, come i Paesi membri del G8, attraverso l’erogazione di risorse finanziarie nazionali ed internazionali, per il perseguimento di obiettivi condivisi come la riduzione della fame, della povertà e delle malattie.

Gli atti di Rio e le successive conferenze mondiali promosse dalle Nazioni Unite, specie la Conferenza di Johannesburg del 2002, confermano una configurazione del principio dello sviluppo sostenibile fondata su tre fattori interdipendenti: tutela dell’ambiente, crescita economica e sviluppo sociale.

Nel 2012 la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, adotta il documento titolato “ll futuro che vogliamo”, grazie al quale si avvia il negoziato per la definizione dell’Agenda 2030 e degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Tale negoziato fa registrare una straordinaria partecipazione da parte di governi, organizzazioni, imprese e società civile.

Il 2015 è l’anno conclusivo di questo processo e vede l’organizzazione di tre eventi in cui si
definiscono gli aspetti cruciali dell’Agenda: la Conferenza di Addis Abeba sul finanziamento allo sviluppo (luglio); il summit straordinario del 25-27 settembre in cui si formalizza l’approvazione della Risoluzione A/RES/70/1 da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU; la Conferenza COP21 di Parigi sul cambiamento climatico (dicembre).

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