Progetto Erasmus “Combating hate speech by art and creative writing” in Albania.

Il Progetto Erasmus “Combating hate speech by art and creative writing” si è tenuto in Albania dal 27/07/2021 al 31/07/2021 a Pogradec ed ha visto la partecipazione dei membri dell’associazione Pro-Re-Active e di partecipanti provenienti da diverse parti d’Europa (Albania, Bosnia,Turchia, Grecia, Kosovo, Macedonia, Italia, Montenegro, Spagna).

Cos’è l’hate speech

hate speech (trad. linguaggio dell’odio, secondo il vocabolario Treccani) è “l’Espressione di odio rivolta, in presenza o tramite mezzi di comunicazione, contro individui o intere fasce di popolazione (stranieri e immigrati, donne, persone di colore, omosessuali, credenti di altre religioni, disabili, ecc.).

il concetto di hate speech è fortemente legato al bullismo/cyberbullismo ed a tutti i messaggi di odio che troviamo spesso sui social e non solo.

Secondo una ricerca effettuata da Vox insieme all’università la sapienza di Roma, il principale bersaglio dell’odio via web sono le donne, vittime del 63% dei tweet negativi analizzati, seguite dagli omosessuali, 10,8%, dai migranti, 10%, e poi da diversamente abili (6,4%) ed ebrei (2,2%) -(Carlotta Sisti, Gioia.it, 31 agosto 2016).

Inoltre “Nove giovani su dieci ritengono che i discorsi d’odio (hate speech) siano un fatto molto o abbastanza grave, ma uno su dieci (il valore sale nei giovani con bassa scolarità) lo ritiene normale, il resto lo ha fatto almeno una volta. Le vittime principali, secondo gli intervistati, sono immigrati, singole persone pubbliche, omosessuali, musulmani, donne. Secondo gli intervistati, per contrastare questi episodi è necessaria una segnalazione alle piattaforme o ai siti (78,4 per cento), far eliminare da parte delle autorità l’hate speech (73,3 per cento), applicare censure da parte delle piattaforme e dei siti (70,1 per cento). Il messaggio è: c’è una maggioranza silenziosa, e un po’ stufa (il 58 per cento) che crede possibile un web migliore”.

Le definizioni dell’UE riguardo l’Hate speech

Non è facile delineare con esattezza le espressioni che possono essere frutto di odio vero e proprio oppure della libertà di espressione e la difficoltà di trovare una definizione univoca e universale ha reso difficile da parte delle istituzioni internazionali l’adozione di una normativa che riguardi i messaggi d’odio.

Tuttavia non sono mancati gli sforzi negli ultimi anni, a livello europeo, per delimitarne la sfera giuridica e nel 2014 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha emanato delle raccomandazioni dal titolo “Guida dei diritti umani per gli utenti di internet” in cui si definisce il discorso d’odio come l’insieme di “tutte le forme d’espressione che contribuiscono a propagandare, stimolare, promuovere o giustificare l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo, ovvero altre forme di odio basate sull’intolleranza, compresa quella che si esprime sotto forma di nazionalismo aggressivo e di etnocentrismo, di discriminazione e di ostilità nei confronti delle minoranze, dei migranti e delle persone di origine immigrata.

Inoltre l‘hate speech può essere ricondotto a una di quelle forme di discriminazione vietate dall’art. 14 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (Cedu), in quanto consistente proprio in una violenza, realizzata attraverso modalità espressive verbali o audiovisive, atta a discriminare particolare categorie di individui. L’art. 14 della Cedu vieta infatti le discriminazioni «fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione».

Interventi penali contro lo hate speech

Proprio la Cedu  vieta in via generale che l’esercizio di qualsiasi diritto possa tradursi nell’eccessiva compressione dei diritti altrui.

Nel 2003 il Consiglio D’Europa ha firmato il Protocollo addizionale alla convenzione di Budapest sulla criminalità informatiche. Tale documento obbliga gli stati aderenti ad adottare sanzioni penali qualora venissero riscontrati nei sistemi informatici materiali a fondo razzista o xenofobo.

Il “Codice di condotta per lottare contro le forme illegali di incitamento all’odio online” del 2016, evidenzia una chiara intenzione di tutelare la liberà d’espressione ma anche la necessità da parte delle organizzazioni della società civile di prevenire la diffusione dell’odio in rete.

A livello dei singoli stati europei, la legislazione più severa in ambito di Hate Speech è quella adottata dalla Germania con la promulgazione del Network Enforcement Act (NetzDG ) nel 2018. IL NetzDG obbliga qualunque social media network a rimuovere i contenuti offensivi entro 24 ore dalla pubblicazione, pena il pagamento di una multa salata.

La situazione in Italia

La situazione italiana riguardo ai messaggi d’odio non è tra le migliori ed I casi sono in costate crescita.

Nel 2013 il comitato di controllo della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale ha condannato l’Italia per via dei contenuti d’odio razziale nei discorsi politici. Ancora oggi manca nel nostro Paese un regolamento ad hoc per far fronte alla situazione. In alternativa vengono spesso usate le norme relative all’incitamento all’odio razziale inserite nella Legge Mancino del 1993. Tale legge prevede un’aggravante per i reati, se tali reati sono stati commessi con motivazioni razziste, xenofobe o legate all’intolleranza religiosa.

Vi è poi la dichiarazione dei diritti in internet, elaborata dalla commissione per i diritti e i doveri in internet presso la Camera dei deputati, nel 2015. Il testo garantisce vari diritti dell’utente su internet e tra questi anche quello all’anonimato. Specifica però che tale diritto può essere limitato in caso vi sia la necessità di tutelare l’interesse pubblico.

Il più recente regolamento Agcom sull’hate speech del 2019 stabilisce delle nuove norme di comportamento per i fornitori di servizi di informazione ed intrattenimento audiovisivi e radiofonici, in materia di Hate Speech.  Il regolamento stabilisce che in caso di violazioni gravi e sistemiche verrà avviata da parte dell’Agcom un procedimento sanzionatorio.

E’ importante citare la “Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale” (Icerd), adottata nel 1965 e ratificata nel 1975. Tale convenzione è il primo atto interno volto a perseguire condotte razziste in Italia. EMolte sono le convenzioni internazionali alle quali l’Italia ha aderito sul tema.

Il progetto in Albania

Il progetto ha visto diversi giovani provenienti da tutta Europa confrontarsi per aumentare la consapevolezza del problema, la corretta percezione e definizione dell’hate speech.

Inoltre il progetto ha coinvolto attivamente i giovani nell’elaborare attraverso le arti e la scrittura creativa ed il lavoro in team soluzioni al problema.

Inoltre vi è stato un confronto sullo scambio di buone prassi adottate tra i vari pesi coinvolti.

La scrittura creativa infatti può contribuire sia come mezzo di educazione che di che come mezzo di stimolo della creatività a combattere linguaggio dell’odio attraverso un approccio legato alla formazione ed uno legato alla creatività.

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